martedì 5 luglio 2016

Primo Maggio, il Gran Premio di Russia sul palcoscenico delle coincidenze

Pubblicato su CircusFuno il 28/04/16

Ayrton Senna at the GP di San Marino in Imola, Italy in 1994.
Ayrton Senna at the GP di San Marino in Imola, Italy in 1994.

Sul palcoscenico della storia della Formula Uno gli eventi danzano seguendo passi imprevedibili e le coreografie intrecciano fra loro vite e destini in maniera imponderabile. Coincidenze, le chiamano. 

Di coincidenza si tratterà quando si correrà il prossimo Gran Premio di Russia: sarà il Primo Maggio, per la prima volta da ventidue anni, da quel primo maggio lì. Due anni fa, il Gran Premio di Russia è stato la prima gara con un box privo del suo pilota, svuotato dalla fatalità proprio come vent’anni prima, in quella gara lì. In questi giorni, il Gran Premio di Russia cade in corrispondenza di un anniversario, a dieci anni dall’ultima corsa disputata a Imola, dove si corse quella volta lì. Coincidenze, eppure non possiamo che pensare a lui e a che direbbe, ora.
E chissà che direbbe ora, Ayrton Senna, di questa Formula Uno che, una volta, montava tribune nuove nei punti più belli delle piste e ora interra i punti belli delle piste per farle passare davanti a delle nuove tribune; di monoposto che soffrono la vicinanza delle altre e per questo vanno aiutate a sorpassare; di piloti che non possono cercare la prestazione altrimenti consumano carburante oltre il consentito e di anfratti senza storia che rubano il posto a circuiti che hanno fatto la storia, come quella Imola che tanto amava.
Chissà che direbbe, Ayrton, la stella più splendente del firmamento delle corse, pensando alle tenebre che avvolgono ora l’esistenza del vincitore di quell’ultimo Gran Premio in riva al Santerno, dieci anni fa, di quel Michael Schumacher, la stella che offuscò il suo firmamento nell’ultimo arco della sua vita sulle piste.  Chissà cosa avrebbe detto, Ayrton, due anni fa, guardando quei ragazzi che, da bambini, sognavano di essere come  lui, stringersi a quei ragazzi che, da bambini, sognavano di essere come Michael, mentre cercavano di tenera accesa la luce sulla stella del loro compagno Jules Bianchi, che, invece, lentamente tramontava.
Chissà cosa direbbe, Ayrton, se si trovasse a commentare la danza degli eventi sul palcoscenico della Formula Uno. Forse starebbe in silenzio, assorto eppure lieve come solo lui sapeva essere, oppure direbbe quel che ha immaginato per lui il poetaPaolo Montevecchi, nella canzone cantata da Lucio Dalla:
Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono i piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se forse non è servito a niente
tanto il circo cambierà città

E noi, che credevamo che niente sarebbe stato più come prima, come ventidue anni fa, come dieci anni fa e come due anni fa, continueremo ad assistere allo spettacolo.

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