martedì 5 luglio 2016

Il Cavaliere delle Fiandre e la Disfida al Tramonto – La #F1aFavola di Vandoorne in Bahrain

Pubblicato su CircusFuno il 05/04/16

Vandoorne-F1-Bahrain
“C’era una volta un giovane cavaliere dalle grandi speranze.
A costui era stato demandato di compiere un’impresa estrema: correre in aiuto di un re non bello né tanto buono – ma almeno simpatico – indossando l’armatura di un altro valoroso cavaliere – non uno qualunque, bensì l’ Hidalgo delle Asturie, un cavaliere che si fregiava della Doppia Iride – ferito in battaglia.
Il Cavaliere delle Fiandre – questo il suo nome – avrebbe dovuto lasciare il nipponico agone al quale partecipava per precipitarsi a dar man forte ai propri compagni di colore – nero: di risultati, di umore, di prospettive e di cattiva sorte – nel lontano e sabbioso Emirato, in occasione dell’annuale Disfida al Tramonto. Egli sapeva che avrebbe indossato un’armatura che in passato era stata fragile e traditrice, brandendo le armi forgiate per un altro, ben conscio che, una volta terminato il proprio servizio, quale che ne sarebbe stato il risultato, avrebbe dovuto restituire armi e armatura all’Hidalgo e tornarsene nel lontano Oriente, in attesa del proprio fato.  All’imbrunire della domenica, Il Cavaliere delle Fiandre si calò nell’armatura decorata con le proprie insegne numero quarantasette, scese la celata dell’elmo sul viso e partì, confidando nel proprio talento e nella benevolenza della multiforme Dea delle Corse; pur conoscendo poco il campo di battaglia e le regole d’ingaggio, il Cavaliere si batté alla pari e qualche volta meglio degli avversari, più avvezzi a simili competizioni di lui, impressionando la platea. Quando la sera scese a dare ristoro ai corpi e alle menti riarsi dal calore del deserto, la Disfida si era, ormai, conclusa con la vittoria di uno dei due Alfieri Argentei e il Cavaliere delle Fiandre ritornò dal re, unico superstite dei due che erano partiti, porgendogli il punto iridato da lui strappato alla concorrenza e offerto alla causa comune.
E fu così che il Cavaliere delle Fiandre tornò da dove era venuto, accompagnato dagli applausi del pubblico e dalla gratitudine dei compagni, confidando in un rientro non troppo lontano.”
Nato da un Paese povero quanto ad allori sportivi ma infinitamente ricco di suggestioni per gli sport a motori, Stoffel Vandoorne è ritenuto un predestinato: celui qui va gagner – quello che vincerà – come spiegavano i Belgi assiepati sugli spalti di Spa- Franchorchamps l’anno passato, a chi chiedesse loro chi fosse quel giovane per vedere il quale s’era radunata più gente per la GP2 che per la Formula Uno.  La sua partecipazione al Gran Premio del Bahrain domenica scorsa, però, più che il trionfale approdo di un predestinato, è stata simile al compiersi di una bella favola, la favola di un pilota ritrovatosi per un puro accidente a sostituire un blasonato titolare dopo essere stato spedito in un campionato trasversale ad ammazzare il tempo e, nonostante tutto, in grado di ben figurare finendo anche a punti dopo una gara consistente.
Se il giovane venuto dalle Fiandre sia destinato a trovare il proprio spazio nella Formula Uno prossima ventura al momento non è dato saperlo ma solo sperarlo. Noi possiamo, per ora, augurare alla McLaren di diventare assidua frequentatrice della zona punti nel prosieguo del Campionato e goderci la – per ora – breve avventura di Stoffel Vandoorne nel massimo campionato. È stata una bella favola da raccontare, anzi: F1aFavola.

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