martedì 5 luglio 2016

Montreal e un campionato a episodi per la Ferrari

Pubblicato su CircusFuno il 14/06/16

Campionato F1 SF16-H
Che ci crediate o no, avrei scritto un gran pezzo a commento dell’ultimo Gran Premio del Canada.  Però – sapete com’è – fra differite, lavoro, imprevisti della vita e fine prematura delle mie caramelle preferite, non ho avuto neanche il tempo di farmi cogliere dall’horror vacui del foglio bianco che mi sono resa conto che erano già andati via tutti gli argomenti migliori, tipo:
  • La strategia Ferrai era sbagliata ma anche no;
  • Vettel parte bene ma commette troppi errori;
  • Frizioni in casa Mercedes, quelle che non staccano bene in partenza e quelle fra i due piloti che si toccano in partenza;
  • Del perché RedBull e Williams abbiano preso a imitarsi a vicenda le rispettive tecniche di pit stop, visto che, da qualche gara a questa parte, i primi si coprono di ridicolo e i secondi realizzano il record della gara;
  • Daniel Ricciardo salverà il mondo ma che qualcuno lo salvi da Verstappen e dai cambi gomme;
  • Quel che non potè il muro dei campioni, poterono i gabbiani;
  • Anche questa volta le McLaren torneranno a impensierire i top team la prossima;
  • Ammazza quanto durano ‘ste gomme!

E io, che sono da sempre contraria a scopiazzare quello che altri hanno già saputo esprimere prima e meglio di quanto avrei fatto di mio, mi sono trovata nello stesso, fastidioso impasse trascorso nel box RedBull durante lo scorso Gran Premio di Monaco.
Vi interessi o no qualcosa dei fatti miei, è stato come rivivere l’incubo della preparazione della tesina di terza media: non essendo mai stata una grande scattista, ecco che tutti mi sfilarono, da sotto le ancora magre terga, tutti i temi più succosi del percorso multidisciplinare che dovevamo portare agli esami, come totalitarismi, Europa unita, l’allora recente conflitto dei Balcani e le stragi di mafia. Mi toccò, pertanto, un avventuroso percorso inventato sui due piedi che univa le grandi contraddizioni del Subcontinente indiano alla saggistica in francese sulla condizione della donna, passando per l’iconica figura della Traviata di Verdi. A ben vedere, trovare il bandolo del checciazzecca nella mia tesina multidisciplinare di terza media era equivalente a comprendere come diavolo Valtteri Bottas  fosse finito sul podio di Montreal, eppure è successo: La Formula Uno sa essere originale, del resto, è lo sport del don’t drink before you drive eppure Heineken is main sponsor. Originale, come il mio percorso multidisciplinare, come gli episodi della vita.
E di episodi, cari tifosi della Ferrari, ho idea che vivremo, in questo campionato avaro di soddisfazioni rotonde, come quelle che derivano da vittorie e poles. Non fingiamo di aver creduto alla rassicurante favoletta della buonanotte pre-campionato, quella di Macchinetta Rossa che si mangia il Lupo D’Argento e non viceversa: nemmeno nelle favole gli antagonisti stanno a guardare, lo sapevamo, però speravamo e questo è bello e lecito, ma la realtà sa essere astutamente crudele quando deve riportarci coi piedi per terra. Ora, però, non stracciamoci le vesti e non puntiamo il dito a caso, verso questo o quel capro espiatorio, perché sono proprio gli ultimi metri quelli più faticosi e rischiosi da percorrere quando ci si trova ad affrontare una salita, salita che, fra tutti gli inseguitori del team Mercedes, per Ferrari è stata più impervia che per altri perché affrontata assieme a un cambiamento, tecnico e manageriale, davvero epocale. Mancano ancora pochi cavalli al motore, ancora pochi decimi di secondo nel giro secco, ancora pochi giri sulle gomme per giocarsela alla pari con i rivali e saranno i più duri, quindi non commettiamo l’errore di bollare come ingannevole e inconcludente tutto il progetto 2016, che, a mio modesto parere, ha mostrato molta sostanza, accanto a lacune ed errori innegabili.
Consoliamoci, allora, con le battute – per esempio esclamando che il progetto 666, nel 2015, fece vedere sprazzi d’inferno alla Mercedes mentre il 667, nel 2016, li sta facendo vedere a noi tifosi – fidiamoci degli uomini e godiamoci gli episodi: l’arrembaggio in partenza e lo schiocco delle sverniciature che hanno scaldato al fuoco rosso la gelida domenica di Montreal ce li ricorderemo per un bel pezzo.

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