martedì 5 luglio 2016

Alboreto, Il dolore della lontananza a 15 anni dalla scomparsa

Pubblicato su CircusFuno il 25/04/16

Michele Alboreto
Michele Alboreto

La nostalgia è quel sentimento che ti grava l’anima, che ti invade come un cielo carico di pioggia fa con la cornice di una finestra, quando a impedire che collassi in un mare arrabbiato e torbido c’è solo una fragile striscia scura, all’orizzonte. Nostalgia evoca la mancanza di qualcosa o di qualcuno, ma il suo significato letterale è “dolore della lontananza”, dolore per una distanza, fisica o spirituale, per un distacco imposto, per un tempo passato che non ritornerà.

Cos’è, in Formula Uno, la nostalgia? E’ un sentimento condiviso da entusiasti e scontenti, perché si porta dietro polemiche e storie riavvolte ad libitum come il nastro infinito di una vecchia musicassetta, quelle delle corse che erano più belle, delle macchine che erano più potenti e dei piloti che erano più … piloti; è anche il ricordo, presente e pressante, di persone che furono eroi, miti o solo numeri e sorrisi, dolorosamente assenti da un certo giorno in avanti ma mai dimenticati.
Ogni giorno, in Formula Uno, nasce un nostalgico. Tutti – chi più, chi meno – lo diventiamo. Per alcuni avviene per fasi, per altri il passaggio è sancito da una data precisa. Per me è stato il 25 aprile 2001.
Non ricordo se fosse un giorno gelido come oggi, quindici anni dopo, o se splendesse un tragico sole laggiù, nelle foreste vicino al Lausitzring: so solo che quel giorno Michele Alboreto se n’è andato e la notizia giunse come una folata di vento che piega improvvisamente da una direzione diversa. Ogni anniversario si risveglia il dolore per la lontananza di una Formula Uno temeraria, di piloti che non si sentivano mai arrivati e che non erano mai né troppo giovani né vecchi ancora giovani, di costruttori che non dormivano mai e di monoposto indocili come cavalli di razza. Ogni anniversario si ravviva il dolore per la lontananza di un pilota che fu l’ultimo campione italiano su una Ferrari, che sfiorò un titolo maledetto e che fu un uomo carismatico ma profondamente gentile.
Per molti bambini degli anni Ottanta che scoprivano per la prima volta questo sport bellissimo e si ritrovavano in casa un familiare che credeva nei sogni fino all’ultimo, Michele Alboreto era la Formula Uno e, adesso, è la nostra nostalgia, il nostro dolore della lontananza.
Ciao.
Photo Credits: Minardi.com

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