lunedì 19 gennaio 2015

Per me si va nella città che corre, ovvero: storia del Gran Premio di Pescara

Quando qualcuno vuol dire male di Pescara senza scomodare i canonici topoi del traffico, dell’affollamento delle spiagge e dell’incuria delle istituzioni, generalmente afferma che è una città senza storia;
questo perché le soverchianti espansioni edilizie che si sono succedute negli anni l’hanno resa una Trantor asimoviana e ben poco riesce a scorgersi di quella che fu la città Dannunziana per antonomasia e, anni prima, un laboratorio creativo di artisti, architetti e urbanisti che la trasformarono in un'elegante vetrina liberty, disegnando, al posto dei vicoli intricati dei villaggi marinari, una scacchiera di viali e strade che s’intersecavano perpendicolarmente, come a Manhattan. I resti della fortezza pentagonale del Cinquecento - di cui resta solo l’ala che fu trasformata in un bagno penale borbonico, ora museo - i possenti brandelli del complesso di Santa Gerusalemme -  che si affacciano al ventunesimo secolo dalle pavimentazioni vetrate della città vecchia - le case degli artisti D’Annunzio e Flaiano e le leggiadre residenze risparmiate dalle carneficine della guerra - alcune bisognose di restauri, altre solo d’amore - ribadiscono che no, la storia certamente è passata di qui, ma forse andava troppo veloce. Veloce come i rombanti bolidi della Formula Uno.

L’avevano chiamata Coppa Acerbo in onore di Tito Acerbo, un eroe della Grande Guerra, fratello di Giacomo, ministro all’epoca del Ventennio.

Villa Acerbo, 1916 e ...

... Istituto Tecnico Tito Acerbo, 2015
























A loro memoria resta un imponente edificio che ha da sempre ospitato scuole e convitti; è tutt’ora funzionante e un murales ricorda che aveva un meraviglioso giardino degradante dai colli verso il mare, accanto al quale correva una bella strada, piuttosto larga e pianeggiante per i canoni dell’epoca, con una curva a sinistra pronunciata, in falso piano, una di quelle che si fanno in pieno, lanciati; chissà che al buon Giacomo non sia venuto in mente di organizzare una corsa automobilistica per onorare la memoria di suo fratello Tito proprio osservando quella strada e quella curva.



Non ci volle molto a tracciare un percorso, perché, applicando la proprietà commutativa alle parole di un’icona della nostra musica leggera, là dove c’è la città una volta c’era l’erba, vale a dire che allontanandosi di poco dalla linea di partenza, ci si trovava in aperta campagna, attraversando villaggi e paesi, pertanto le strade utilizzabili erano ben poche e s’armonizzavano perfettamente, unendosi a forma di triangolo. Il Triangolo magico, lo chiamò qualcuno.

grazie per la mappa



La Coppa Acerbo richiamò la crème de la crème dell’automobilismo di allora e fu montata come un evento fin dall’ideazione dei manifesti, che parevano tratti dalle illustrazioni di un poema futurista dedicato all’auto e alla velocità, creati per stupire una città abituata a veder planare dal cielo direttamente nel porto canale sul fiume il più illustre dei suoi figli, Gabriele D’Annunzio, quando passava dalla sua casa natale.




La prima edizione, nel 1924, fu vinta da un giovane pilota modenese al volante di un’Alfa Romeo il quale, si diceva, avesse velleità di fondare una propria scuderia e provare a vincere qualcosa con le proprie insegne; ai maggiorenti del luogo bastò che calamitasse l’attenzione del pubblico e ponesse le basi per una riedizione pluriennale della gara, quindi si dichiararono felicissimi di accoglierlo negli anni a venire con qualunque squadra egli si presentasse. Il giovane si chiamava Enzo Ferrari.

D'accordo, questa foto è di qualche anno dopo....
grazie italiaemagazine.it

Cappelle sul Tavo, 2015. Oltre il tempo, la memoria e l'intonaco



Tazio Nuvolari, Juan Manuel Fangio, Luigi Fagioli, Luigi Musso, Stirling Moss, Bernd Rosemeyer sono alcuni dei campioni dell’automobilismo eroico di un tempo che si diedero battaglia sulle strade della Coppa Acerbo.














Un automobilismo nel quale la morte era infaticabile copilota e che a Pescara, nel 1934, falciò la vita e le belle speranze di Guy Moll, astro nascente precocemente tramontato. 


Lapide commemorativa posta sulla parete della Chiesa della Madonna del Carmine a Montesilvano, in corrispondenza del luogo in cui Guy Moll perse la vita
(grazie per la foto)

Poi venne il tempo in cui la morte si palesò sotto forma di guerra, di Seconda Guerra Mondiale, che sfigurò per sempre la leggiadra spensieratezza della città dannunziana; dopo una doverosa pausa, la Coppa Acerbo tornò come Circuito di Pescara, sul quale si sarebbero corse gare di resistenza, antesignane delle moderne endurance, e corse a tappe, richiamando fino a duecentomila spettatori assiepati lungo il percorso. Nonostante molta acqua sia passata sotto i ponti e molto cemento sia stato colato sulla terra, il percorso è ancora ben riconoscibile anche ai giorni nostri, con i suoi tratti caratteristici intatti.

-      La partenza sul rettilineo di Viale Giovanni Bovio a Pescara:

1957 - Vigili al Gran Premio di Pescara con la Maserati 250F di Bonnier
grazie al Comune di Pescara per la foto

2015 - Traffico su Viale Bovio. Tanti nuovi palazzi ma la piccola casa con i balconcini è sempre lì, sulla destra.

-          La “gobba” di Spoltore, che s’incontra dopo la salita attraverso Villa Raspa:

Com'era (grazie)

Com'è



-          L’abitato di Cappelle sul Tavo, con i suoi tornanti da brivido:




Com'era (grazie)










Com'è




















Com'era (grazie)



Com'è






















P.s.: questa è Montecarlo. Facile confondersi, eh?
Grazie per la foto, comunque

         L’emozionante rettilineo di Via Vestina a Montesilvano, che tutt’ora conserva l’evocativo nome di Chilometro Lanciato, lungo il quale Fangio stabilì lo strabiliante record di 311,314 km/h nel 1950:

Questo è il Chilometro Lanciato nel 2015.
Ah, come vorremmo essere Fangio - sospiriamo noi, nostalgici.
Ah, come vorrei che vi sentiste un po' Fangio - sospirò il Comune, dopo aver piazzato centinaia di autovelox!

Vennero gli anni tragici. Venne il 1955 con il disastro di Le Mans, e, soprattutto, venne il 1957, con la tragedia di Guidizzolo, stragi che costrinsero il mondo delle corse a ridiscutere tutta la propria – inesistente – politica per la sicurezza di piloti e spettatori.  Le gare su strada sarebbero state soppresse e Pescara si preparò a chiudere per sempre il libro dei propri fasti automobilistici. Proprio nel 1957, però, il Gran Premio del Belgio e dei Paesi Bassi fu improvvisamente cancellato; i Bernie di allora cercarono in giro un circuito in sostituzione e la loro scelta cadde sul Triangolo abruzzese, già noto per ospitare ogni anno importanti competizioni. Fu così che il Campionato del Mondo di Formula Uno corse una delle sue tappe sul circuito di Pescara, sul quale, dopo una lunga battaglia, ebbe la meglio Stirling Moss su Vanwall, davanti a Fangio, che vinse quell’anno il suo quinto e ultimo titolo mondiale, e Schell, entrambi su Mercedes; settimo arrivò un certo Jack Brabham. Il tracciato su cui venne disputata la corsa misurava 25,579 chilometri ed è il più lungo sul quale si sia mai corso in Formula Uno, più del mitologico Nürburgring –  che tocca “soli” 25,378 chilometri fra Nordschleife e Gp Strecke.






Il sipario calò definitivamente nel 1961 e, con l’andare degli anni, all’affascinante sfrecciare dei bolidi da competizione si è progressivamente sostituito il sommesso via vai di pendolari e residenti. Ogni tanto, qualche romantico erige un monumento, affigge un targa oppure organizza mostre. 










Davanti all’Istituto Acerbo, le pareti di un sottopassaggio ferroviario recentemente restaurato raccontano questa lunga storia di uomini e automobili ai pochi avventurosi pedoni che decidono di transitarvi e agli annoiati automobilisti che aspettano il semaforo verde. 

Alcune delle foto d'epoca che decorano le pareti del sottopassaggio Tito Acerbo a Pescara, 2015
Anche a Cappelle ogni tanto qualcuno si ferma a pensare a Nuvolari sull'Alfa, a Fangio sulla Mercedes e alla storia che, da passeggera, si godeva i nostri tramonti.

Monumento eretto a Cappelle sul Tavo in occasione del LXXX anniversario delle corse automobilistiche sul circuito di Pescara.
I nostri tramonti...

 Catalogo delle fonti, dei suggerimenti, varie ed eventuali:
  • In occasione del novantesimo anniversario della Coppa Acerbo a Pescara è stata allestita una mostra molto completa; le Edizioni La Cassandra hanno pubblicato un libro che ne ripercorre le tappe;
  •  Altro sul circuito di Pescara è reperibile sul sito ufficiale della Coppa Acerbo;
  • Le mie fonti sull'architettura di Pescara sono raccolte nel libro Pescara fra Ottocento e Novecento - appunti per una ricerca - mostra grafica e fotografica, edito dalla Sovrintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per l'Abruzzo nel 1984. Quando ero bambina era uno dei miei libri preferiti, l'ho adorato.
  • Ho ringraziato e citato nelle didascalie ogni sito che ho utilizzato per le foto e per le notizie; se ho dimenticato qualcuno ne faccio pubblicamente ammenda, invece per il titolo del post ringrazio Dante Alighieri.
  • Tutte le foto marcate © Elledinicola Gennaio 2015 sono state scattate da me personalmente durante una gita della memoria svoltasi il 4 gennaio 2015; ringrazio pubblicamente colui che mi accompagna ormai da otto anni in questa e altre avventure.

       

N.d.A.  vale a dire Note – ma sarebbe meglio scrivere Nostalgie – dell’Autore: il primo a parlarmi della Coppa Acerbo è stato mio padre, che partiva a piedi dal suo paese assieme a mio nonno, quand’era ragazzo, per andare ad applaudire Nuvolari; curiosamente, ha sempre sostenuto che il pilota morto sul tracciato fu Stirling Moss e non Guy Moll, lo stesso Moss che, invece, proprio grazie alla sua vittoria a Pescara finì nel libro dei record per aver vinto sul tracciato di Formula Uno più lungo del mondo. Mio padre, però, nel 1957 era in America e nessuno deve averlo informato. Caso strano, il 18 agosto è il giorno di Sant'Elena, santa di cui portava il nome sua madre.

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