martedì 5 luglio 2016

Gran Premio d’Austria: niente noia, ma è troppo poco!

Pubblicato su CircusFuno il 04/07/16

GP AUSTRIA F1/2016 - SPIELBERG (AUSTRIA) © FOTO STUDIO COLOMBO PER FERRARI MEDIA
GP AUSTRIA F1/2016 – SPIELBERG (AUSTRIA)
© FOTO STUDIO COLOMBO PER FERRARI MEDIA

Dopo MelbourneBarcellona e Monaco ecco l’Austria: che questo non sia un campionato noioso dev’essere ormai chiaro a tutti, che frequentino le gare abitualmente a bordo pista, che le guardino nella consolante quiete del proprio divano su un canale multi regia o che seguano l’anelito del segnale wifi dietro a un innominabile streaming ceceno.

Nonostante il dominio Mercedes venga brutalmente ribadito a ogni gara, perché vincono anche quando collidono fra loro e, anche quando riescono nell’impresa di farsi fuori da soli, gli avversari che davvero potrebbero impensierirli non sono lì ad approfittarne – quindi, in definitiva, vincono anche quando si ritirano –  non c’è rischio di noia in questa stagione 2016. Niente noia perché questo è un campionato pieno di episodi che hanno scaldato il dibattito e tenuto vivo l’interesse; se ci pensate,infatti, dentro e fuori pista, ne sono successe parecchie: incidenti spettacolari, tentativi di ribellione alle schizofrenie regolamentari, nuove scuderie e nuovi piloti, gomme dalle prestazioni alle volte inspiegabili, duelli, prime volte, dichiarazioni pepate, pessime risposte date a domande poco opportune, scambi di piloti e discutibili divise celebrative, per citarne solo alcune. Siamo solo alla nona gara di quel che si preannuncia un estenuante tour de force di ventuno tappe e già solo nella condotta del dinamico duo di testa formato da Hamilton e Rosberg si legge la pervicace determinazione a non arrendersi a un finale già scritto: ai cento punti in quattro gare con i quali il vicino di box lo ha schiaffeggiato, infatti, il britannico esteta della sobrietà ha risposto con prestazioni maiuscole, per il bene della propria classifica ma –anche e soprattutto – per quello di chi questo sport lo vive e lo guarda. Quanto alla collisione, più che di giudicare la manovra dell’uno o dell’altro, viene voglia di immedesimar visi: in Hamilton, che era in pole, aveva perso il vantaggio, lo aveva recuperato e dunque perché mai non avrebbe dovuto provarci; in Rosberg, che partiva quinto per penalità non a lui imputabili (scusate, ma non avallerò mai questa assurdità di penalizzare piloti e squadre per sostituzioni di parti meccaniche), era arrivato autorevolmente al comando e quindi perché mai avrebbe dovuto far passare il rivale; in Wolf, che sì è facile, quando si è egemoni, fare i superiori che non danno ordini di scuderia, ma, per tutte le vallate della Stiria, regalare i podi ai bibitari coi lederhofer sulla tuta proprio no. Ecco, noi a casa, almeno, non ci siamo annoiati.
Niente noia, insomma: Verstappen a podio, Raikkonen che salva la faccia della Ferrari, Jenson Button eroe della domenica e Pascal Wehrlein vero driver of the day che danno lezioni a tutti con vetture inferiori su una pista vera, senza approfittarsi di pioggia e altre apocalissi che siano giunte a ribaltare gli esiti della gara.
Niente noia, ma tutto questo è comunque troppo poco. Sì, troppo poco.
Mercedes non ha, finora, trovato rivali che possano impensierirla, quindi il più delle volte è da sola, ad assistere alle lotte fra i suoi due piloti, spettatrice di se stessa: troppo poco. Ferrari paga un progetto magari estremo e una rincorsa impavida ma snervante ai rivali teutonici, cerca di battersi alla pari, azzarda e qualcosa raccoglie: troppo poco. Red Bull vive di acuti e di due piloti di razza, discontinua: troppo poco. Force India, invece, di exploit del singolo: troppo poco. Williams e Renault, una volta binomio da paura, non pervenute: troppo poco. Toro Rosso consistente, ma relegata a centro gruppo: troppo poco. Sauber e Manor raccolgono le briciole, se le briciole avanzano: troppo poco. McLaren Honda, più proclami della Ferrari , più investimenti di Mercedes e più delusioni di Renault: troppo poco. Per come questa Formula Uno è costruita, qualche gara non noiosa in mezzo a un lungo campionato è davvero troppo poco per questo sport, e non potrà essere altrimenti, finché rimarranno regolamenti asfissianti e incomprensibili ai più, finché verranno comminate penalità ridicole (scusate, non ce la faccio proprio), finché le corti dorate del Circus resteranno inaccessibili per gli appassionati, finché continueremo a vedere un’alternanza di cicli di dominio ora dell’uno, ora dell’altro, con i rivali relegati a spartirsi quel che resta, se qualcosa resta.
Tutto questo è troppo poco. Questa è Formula Maddeché, non è Formula Uno!
E – segnatevi queste parole, perché più di tanto non dirò e non ripeterò – non fa tanto bene all’atmosfera generale nemmeno questa specie di agone medievale fra opinionisti vari che, sfruttando la grancassa di Internet e dei social, spacciano la loro faziosità per diritto di cronaca. L’appassionato, il tifoso, quello vero, disinteressato e civile, è un patrimonio da tutelare e da ascoltare: chi ne cavalca il malcontento per qualche condivisione o like, invece, è solo, come si dice dalle mie parti, unvoccaperta. Pari, cioè, a quegli homini scipiens che, ieri, fischiavano il vincitore del Gran Premio d’Austria.

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