Pubblicato originariamente su circusf1 il 30/08/15
Potete trovare un repertorio fotografico sulla pagina Facebook di FormulaElle
Théux, Ardenne, regione di
Spa-Francorchamps. Sono passate da un pezzo le 18 di domenica 23 agosto 2015,
la pioggia batte a cancellare quattro giorni di caldo e condizioni di bello
stabile inusuali se non miracolose per questi luoghi. Con ancora negli occhi le
immagini di Hamilton in missione culturale al carnevale di Barbados, mi
sorprende un gruppo di personaggi agghindati alla Robin Hood che attraversa la
strada correndo, mentre mi passano accanto un frate domenicano molto poco
spiritualmente abbracciato a una bionda in costume discinto.
No, non si tratta
di allucinazioni da delusione, dopo lo scoppio della gomma sulla Ferrari di
Vettel a uno sputo di chilometri da un podio non meritato, di più, né di
postumi da stanchezza da fine giro di pista in salita, a piedi, carichi come
sherpa. Nessun mistero da Voyager o fantasiose strategie di marketing di quella
vecchia lenza di Bernie: più prosaicamente, la polizia locale, con
straordinaria sagacia, ha ben pensato di chiudere tutti gli accessi
all’autostrada che porta a Bruxelles via Liegi, costringendoci tutti a
transitare per una statale che finisce dritta dentro la Fiera Medievale di
Franchimont; così, ad andatura Manor per un’ora buona fra sciami di figuranti
in costume e famigliole inzuppate, nascono spontanee riflessioni estemporanee
ed etologiche.
In tre giorni in tribuna scoperta
in zona Eau Rouge – Raidillon (per non parlare del giovedì, vanamente investito
nella caccia agli autografi), si apprendono usi e costumi di quella particolare
fauna che frequenta i circuiti. La specie più rappresentativa è il cinghiale da pista – porcus motorsporticus silvaticus – il
quale si muove normalmente in branchi di numerosità variabile ed è generalmente
tendente a esternare la propria personalità in maniera eccentrica ed eccessiva.
Aduso all’intero rituale delle gare – sopportazione di file, spintoni, prezzi
esorbitanti e conseguenze del tempo atmosferico – il cinghiale da pista non si
scompone di fronte ai contrattempi ma non tollera intrusioni immotivate nel
proprio territorio – sia esso un posto numerato in tribuna o il campo visivo
alla partenza; gli esemplari del branco, generalmente di sesso maschile, sono
soliti dilapidare ingenti risorse in oggetti di merchandising vari – magliette,
cappellini e quant’altro – inneggianti ai propri idoli, dei quali si rivestono
orgogliosi come novelli Ciceroni nelle proprie toghe purpuree per l’intera
durata della manifestazione. Qualora nel branco siano presenti dei minori, i
cuccioli, l’obiettivo degli adulti è cancellare con la propria condotta gli
insegnamenti impartiti a detti cuccioli dalle femmine adulte in materia di
igiene, alimentazione sana ed educazione. A proposito, c’è da precisare che sempre più spesso il
branco si presenta composito in quanto al genere, laddove è possibile
individuare le femmine della specie come le componenti più irsute e aggressive
del gruppo, sovente agghindate con livree la cui vistosità è inversamente
proporzionale all’avvenenza dell’esemplare in questione: nella fattispecie, una
cinghialessa da pista snella e minuta indosserà indumenti anonimi e poco
colorati, mentre una robusta e appariscente apparirà somigliante allo
sgargiante piumaggio di un pappagallo tropicale. Altre volte la femmina delle
specie attende il ritorno del cinghiale nella tana, meditando in sua assenza
sui Massimi Sistemi – e su come spaccarglieli in testa per aver insegnato al
bambino a mostrare il dito medio ai vicini.
Fuor di metafora, chi scrive ha
trascorso tre giorni a rischio eritema solare in una tribuna strapiena di inglesi
tifosi di Lewis Hamilton e della Mercedes, accompagnati, qualche ordine di
posto più in basso, da un gruppetto di supporter finlandesi di Kimi Raikkonen.
A proposito di questi ultimi, è stato oserei dire lirico osservarli impiegare
un paio di giri per individuare il proprio beniamino durante le prove libere e
quindi sbandierare comunque a sproposito i propri enormi vessilli; Bottas, per
la cronaca, è stato da loro riconosciuto a qualifica ultimata e comunque molto
osannato per amor di patria. Il mio commento finale sulla gara è traslato
proprio dalle espressioni di questi miei compagni di avventura, gli Inglesi, in
particolare: preoccupate, tese, per niente sollevate, impressionate e, infine,
sollevate. Preoccupate, dopo la partenza in slow motion delle Mercedes; tese, per
tutti i primi giri finchè l’ostacolo Perez non è stato oltrepassato; per niente
sollevate dal distacco che progressivamente si instaurava fra il primo,
Hamilton, e il secondo, un Rosberg sempre più affetto dalla sindrome di Toto
Cutugno; impressionate, dall’enorme gara delle Ferrari in rimonta; sollevate,
quando è stato amaramente chiaro che Vettel non sarebbe più stato un problema.
Tralasciando le necessarie quanto
dolorose discussioni in merito agli scoppi delle gomme Pirelli in prova ma,
soprattutto e significativamente, in gara, il collettivo sospiro di sollievo,
emanato da quella tribuna nel momento in cui dai maxischemi sono iniziate a
passare le immagini della monoposto numero 5 che perdeva pezzi dal posteriore,
ha confermato che la percezione di una Ferrari tornata a essere temuta sia
vivida non solo nei supporters rossi, ma anche negli avversari.
Vivere una tre giorni di gara in
un circuito affascinante come Spa-Francorchamps conferma, invece, ancora una
volta, che il vero appassionato di motorsport, se assiste a una gara vivace e
intensa, se ne va sempre con il sorriso, anche se il proprio beniamino non fa
una bella figura. In ciò il cinghiale da pista si dimostra spesso una spanna
più evoluto di altre specie che ne condividono il medesimo habitat e che, per
caratteristiche etologiche, sono considerate superiori, quali, ad esempio,
l’hopinionista giornalisticus o il patronus miliardarius.
Théux, Ardenne, regione di
Spa-Francorchamps. Il bivio per l’autostrada è nascosto dal cartellone
pubblicitario della Fiera Medievale di Franchimont ma comunque visibile.
Continua a piovere. Arrivederci Spa-Francorchamps e grazie per la pioggia di
ricordi ed emozioni con cui ci hai inzuppati.
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