venerdì 26 febbraio 2016

Le nuove qualifiche della Formula Uno: tutto il resto è spettacolo!

Pubblicato su CircusFuno il 24/02/16

E così, mentre tutti – giornalisti, addetti, curiosi, pettegoli, appassionati – eravamo distratti dai test in quel di Barcellona, dalla impressionante mole di giri messa su dalla Mercedes, dalla ritrovata affidabilità della McLaren e dal miglior tempo della Ferrari, nelle segrete stanze di Ginevra si prendevano decisioni definitive e vincolanti per l’imminente stagione 2016.

Regolamento. Qualifiche. Ancora.

In sintesi: l’attuale configurazione in tre passaggi con eliminazioni successive – q1, q2 e q3 – viene “arricchita” dall’inserimento di un limite di tempo massimo, trascorso il quale chi ha il peggior crono nella “forbice” dei successivi novanta secondi viene automaticamente “tagliato” dalle qualifiche, e così via fino al raggiungimento del numero di monoposto ammesse al passaggio successivo; il meccanismo del taglio procede fino alla definizione della pole position, per la quale finiranno in lotta solo i piloti con i due migliori crono negli ultimi novanta secondi.
Novanta secondi. Una serie di “pacchetti” da novanta secondi con cui fare i conti, fra pneumatici resistenti quanto la pasta per la crostata, fra motori ultracomplessi che soffrono il caldo, il freddo , il tiepido e l’oroscopo,  fra bizze da elettronica, incidenti e karma. Novanta secondi sarà forse il tempo che i leggendari quattro ubriachi al bar hanno impiegato per suggerire questo nuovo regolamento o quello che le grandi Scuderie – che hanno contribuito ad approvarlo – hanno impiegato a votarlo.
Ma è per la spettacolarizzazione!
Spettacolarizzazione forzata, somministrata per endovena a un paziente , la Formula Uno, gravemente debilitata. Spettacolarizzazione imposta, dall’alto. Spettacolarizzazione costruita che rischia di sfociare nel caos. Ancora.
Quel che penso io, un modesto parere da chi è infinitamente piccolo ma se sale sulla propria passione diventa un gigante, è che rischia di esserci negato il piacere della lotta fino all’ultimo, soprattutto per la pole. È come se ci mandassero a dire: per carità, siamo aperti agli exploit, ma che accadano nell’arco di tempo prestabilito, mi raccomando, altrimenti dovrete accontentarvi dei soliti due che hanno la migliore macchina del lotto. È il “Non hanno pane – Che mangino brioche” applicato agli sport motoristici, insomma.
Se viene tolto quel po’ di elasticità che ancora restava nelle qualifiche, a che gare assisteremo nelle piste più anguste, considerando che, con queste monoposto, i sorpassi sono difficili e rari anche laddove di spazio ce n’è? Avremo ansia da qualifica e noia in gara: la prossima volta che chiediamo emozioni, ricordiamoci di specificare quali.
Eppure eravamo stati chiari. Non si era forse discusso da più parti per, poi, addivenire, compatti, alla conclusione che la Formula Uno, per combattere la crescente disaffezione del pubblico e ritornare uno spettacolo godibile, doveva liberarsi della sua gabbia di regole? E invece mentre a Roma si discuteva Sagunto veniva espugnata.



Vi dico, però, che la Formula Uno è data per spacciata da decenni e ogni anno risorge come novella Fenice. Ogni anno viene bistrattata da trovate castranti eppure riesce sempre a tirare fuori qualcosa di buono, che siano uomini nuovi o tecnologie per il futuro. Ogni anno le bandiere vengono spiegate, i circuiti riempiti e i televisori accesi da un solido zoccolo di irriducibili. Ogni anno la Formula Uno ce la fa. Sarà così anche stavolta? Sì, almeno fino al prossimo nuovo regolamento.

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