“Omnem crede diem tibi diluxisse supremum:
grata superveniet
quae non sperabitur hora”
(Hor, Ep 1,4)
Pensa che ogni giorno ti risplenda come se fosse l’ultimo:
gradita ti giungerà l’ora in cui non speravi.
Il giorno, diem supremum, quel giorno che ci si augura
risplenda come se fosse l’ultimo, è per Jules Bianchi. Il suo ultimo giorno è passato
nella luce dei suoi smaglianti venticinque anni, cavalcando un sogno fatto di
determinazione, sacrificio e talento a bordo di una monoposto. Mai più quel
sorriso gentile, quelle rughe d’espressione sulle fronte alta, la folta
zazzera; per sempre giovane, per sempre una promessa.
L’ora, quella misera ora in più che giunge quando meno te l’aspetti,
è per noi che restiamo. Per me, che pago il tributo alla passione per uno sport
pericoloso assistendo al mesto avvicendarsi di questi eventi tragici: Roland, Ayrton,
Marco, Jules. Per Adrian Sutil, che visse tutto il limite della sua impotenza
come disperato testimone di quel terribile incidente, quel giorno – ma forse
sarebbe meglio dire quella sera – a Suzuka; nello sgomento di tutti i colleghi
piloti stava e sta la misura della tragedia. Per Max Chilton, quello scarso perché
pagante, quello che spariva a confronto con il talento del compagno di squadra,
quello che faceva ridere il mondo tamponando in regime di safety car nella
stessa gara in cui l’altro riportava a casa due eroici punti; Max Chilton,
quello che vince la sua prima gara in Indy Car e dedica la vittoria a Jules Bianchi, riscattando
una vita e una carriera con un gesto di profonda e sincera umanità.
Per sempre giovane, per sempre una promessa. Te ne andasti
una mattina del 2003 in sella al tuo cavallo di metallo; era Pasqua e l’ultima
cosa che vedesti fu una bellissima valle che si schiudeva ai piedi del tornante
che stavi affrontando. Te ne andasti a ventitré anni e mi lasciasti con i miei
ricordi dei nostri anni di scuola insieme, con i miei capelli lasciati crescere
lunghissimi perché così li portavi tu quando eravamo ragazzine e con l’albero di mimosa che piantai perché volevo
che crescesse come quello che era nel tuo giardino. Te ne andasti, soprattutto,
spiegandomi il senso di quei versi: fai
risplendere ogni tuo giorno come se fosse l’ultimo, sii grato per quell’ora in
più che ti verrà concessa.
“Farò tutto quel che
potrò per diventare campione del mondo ma, se non dovessi riuscirci, non avrò
rimpianti”, disse, una volta, Jules Bianchi. Nessun rimpianto, se non per quei
tuoi smaglianti, eterni venticinque anni.
photo credits: rtrsports.com |
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