venerdì 24 aprile 2015

Il paraocchi, il panegirico e il santo Patron

Il paraocchi è quello del tifoso fazioso, sanguigno e infantile, che mi sforzo da sempre di lasciare imballato nello scatolone che, prima o poi, il demone della passione motoristica italica ti fa arrivare a casa.
Il mio è arrivato alla nascita, come i frequentatori di queste pagine – l’eco e i lettori – ben sanno, è stato aperto ma è ancora là, impolverato ma seducente. Alle volte invidio coloro che lo indossano, così fieri e felici nella loro dieta ad alto contenuto di castronerie, così leggeri nel loro status e così sicuri al riparo della loro numerosa fratellanza!

Il panegirico è quello che strimpellano -  o, presto o tardi, strimpelleranno – tutti gli aedi a trecento all’ora sulle loro lire a tastiera. Faccio parte del coro anche io, lo ammetto: l’ostentata fanciullezza, l’atteggiamento rapace, il modo di vivere semplice, le danze sul bagnato, le indubbie capacità, gli occhioni blu e le guanciotte … Ah, e infine la Malesia! Era inevitabile. Inutile resistere. Mi sono arresa e mi concedo la citazione: I was an incognito Sebastian Vettel fan. Now I can call myself an official Tifoso.

Screenshot preso da qui oppure da qua per chi è ferrato in inglese.
Ringrazio Qui e Qua e spero che Quo non mi rubi l'immagine!

Perché “santo Patron”?

Santo, perché il processo di beatificazione di un pilota subisce una massiccia accelerazione allorchè egli passi a indossare una casacca rossa. Il fenomeno è spontaneo e la causa è ricca di postulanti, ma questo qui si è portato avanti con il lavoro già di suo, fra caschi celebrativi, conferenze stampa in italiano, lacrime e sorrisi; se continua a inanellare risultati positivi in pista, quella che, al momento, è solo una brulicante corrente interna alla Grande Religione Pagana Rossa assumerà i contorni di un culto parallelo, con tanto di gerarchie e ministri – quasi tutti col paraocchi e una buona parte pronti al panegirico - al più tardi entro il prossimo Gran Premio d’Italia.

Patron, perché …  Ah, giusto: santo Patron come santo patrono! Ma che scontato calembour!

Eh no. Scontato non me lo ha mai detto nessuno. C’è sempre una ragione nei miei calembours, però occorre una digressione. 

È già da qualche mese che si parla del debutto di Mick Schumacher nel campionato F4 tedesco, per la prima volta a bordo di una monoposto dopo le competizioni in kart; eravamo a pranzo nella nostra cucina, io e Colui Che Supporta e Sopporta, parlottando proprio di questo e ricordando come Michael MicheleNostro Schumacher fosse stato il mentore, il padre sportivo di Sebastian Vettel. Quanto sarebbe bello – commentammo – se, ora che il papà è impossibilitato a seguire da vicino il figlio, proteggendolo e consigliandolo, questa specie di figlio putativo che lo venera come un idolo si mettesse a farne le veci? Bello senz’altro, consolatorio come minimo, commovente a voler calcare, ma queste cose, nella realtà non è che sempre accadano. Certo, c’è Alonso che segue Carlos Sainz Jr, perfino Raikkonen che sostiene Felipe Nasr, ma questo è un tipo schivo, uno che sparisce al di fuori della sua occupazione di pilota, chissà. E invece ecco che ieri, fra un cinguettio e l’altro, mi passa sotto il naso questa notizia: Sebastian Vettel nominato “patron” della F4. L’articolo è esauriente e  ce n’è anche uno sul suo sito. Che dire, oltre che mi fa piacere essermi sbagliata e che aspetto di vederlo all’opera? Che tutto ciò è bello, consolatorio e commovente.

Buon proseguimento, allora, a tutti con il campionato 2015, da oggi in poi la stagione del paraocchi, del panegirico e del santo Patron.


P.s.: sapete dirmi dove si tengono le selezioni per i ministri del nuovo culto?

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