In dubio veritas, chiosò un uomo saggio. A lui – e anche a svariati milioni di twittatori, con mia somma frustrazione – invidio la poderosa capacità di sintetizzare una sentenza capitale in una massima di poche parole.
In dubio veritas, quindi pongo, a me, all’eco e all’Ellezeviro, una serie di
interrogativi.
Perché troviamo divertente e non mortificante la banalità
ostentata di certi approfondimenti giornalistici?
Perché chi si indigna del fatto che il pubblico faccia caso
più al pettegolezzo o al dileggio personale invece che ai risultati sportivi
non fa altro che propinare al medesimo pubblico pettegolezzo e dileggio
personale?
Perché chi per mestiere scrive – o parla in televisione o
per radio, fa lo stesso – ha perso, se mai lo ha avuto, il rispetto per il
proprio ruolo, per la seducente bellezza dell’intelligenza che si fa parola,
per la stima di chi legge o ascolta?
Io sono un commercialista che scrive di Formula Uno e ha un
elzeviro sul proprio blog. Non posseggo la poderosa capacità di sintesi degli
uomini saggi o di certi twittatori, ma dubito costantemente di me. E mi pongo
domande.
N.d.A.: pensieri e domande dedicati a Massimo Roscia e a tutti i lettori de La Strage dei Congiuntivi
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