mercoledì 1 aprile 2015

Da piccolo desideravo un Cavallino


29/03/2015, ore 10.47 di mattina. Se non fosse per l’ora legale sarebbe una bella mattina di inizio primavera in casa Chiavaroli, nella quale c’è un divano che è diventato teatro di un evento spettacolare. Attorno a esso si spande una voce: “Ehi, ma lo sai chi compie gli anni oggi?”

1998  - Hakkinen, Coultard, Schumacher
2009  - Button, Barrichello, Trulli

Una successione di due date, due gare, due podi, con in comune il fatto d’essersi tenute il 29 marzo. Più precisamente, una successione di Gran Premi che, per una divanista rossa che compie gli anni, hanno contribuito in larga misura alla cattiva digestione della torta, alimentando riflessioni sul tempo inclemente che passa, sui bimbi che crescono, le mamme che imbiancano e gli esci a fare un giro in centro che è meglio.
Poi venne il 29 marzo 2015, nella giungla malese sonò alto un nitrito e la Ferrari da cavallina  - scornacchiata più che storna -  tornò a essere cavallino rampante. Attimi che fermano il tempo e la conta degli anni, che – chissenefrega! - di base sono sempre diciotto, momenti che attestano che anche se oggi ci sono le dirette streaming, i full led hd ready, twitter e facebook e instagram, i canali interattivi, le interviste sul podio e le riprese in real audio, accidenti, il motor sport è questo: gente che corre, prega, ama, grida, suda, vince, perde e piange. Non importa se sei lì dal vivo, se hai l’esclusiva in diretta a pagamento o se – sempre a pagamento – devi aspettare la differita: corri, preghi, ami, gridi, sudi, vinci, perdi e piangi con loro. Non serve scrivere altro.




















Non serve?

La verità è che più che un 29 marzo questo è, per me, un 5 maggio, perché percossa e attonita al nunzio sto.  Nemmeno nelle più rosee previsioni e dopo l’orripilante stagione 2014, che mi ha regalato l’emozione di assistere dal vivo al primo ritiro di una Ferrari per guasto tecnico in 89 gare, nemmeno il più obnubilato indossatore di paraocchi rossi avrebbe sperato in un così rapido segnale di ripresa.
La verità è che il 29 marzo 2015 è andato in scena un Gran Premio incerto e combattuto, divertente come non se ne vedevano da un pezzo. Pazienza se durante questo lunghissimo campionato la Mercedes ce le suonerà, intanto Ferrari is back!
La verità è che non so bene come ci si senta a realizzare il sogno che si aveva da bambini, come tutti coloro i quali, da grandi, non sono diventati astronauti, attori, premi Nobel o addestratori di delfini. Il 29 marzo 2015 me lo ha spiegato Sebastian Vettel, con quelle sue incontenibili manifestazioni di gioia e con quel suo pianto dirotto e fanciullesco. Lo guardi, come me che ho rivisto una dozzina di volte i video dei festeggiamenti, e pensi che i suoi avversari lì su quel podio, semplicemente battuti come Hamilton o battuti e sbertucciati come Rosberg, non gli invidino la vittoria – e perchè mai dovrebbero, guidando una Mercedes? –  ma stiano constatando che per quanto possano vincere, convincere, battere record, avere schiere di fans e guadagnare miliardi, beh, non saranno mai contenti come lui.

Sono le 10.48 del giorno 29 marzo 2015 e, da casa Chiavaroli, Rita mi ha appena spoilerato l’esito del Gran Premio di Malesia per augurarmi gioiosamente buon compleanno. Scommetto che adesso sa anche lei, che non ama il motor sport, che cosa significhi vedere il sogno di un bambino che si realizza.

Che adorabile, perfino la macchinina rossa ci ha messo!
Si noti l'insignificante tentativo di ostentare una reazione sobria e contenuta



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