giovedì 25 giugno 2015

Formula Uno, nessuno e centomila

Gli imbrattatori di files da videoscrittura – le “carte” di letteraria memoria - sono bombardati da un dibattito costante che evoca l’impellenza di una ritrovata spettacolarizzazione dei Gran Premi, per modificare la percezione che lo spettatore ha di una competizione che fa l’altalena fra bizantinismi e noia, popolata da personaggi con molti personalismi e poca personalità.

















Tutto molto coinvolgente, per carità, né me ne voglia l’ultima edizione del Gran  Premio d’Austria, di per sé non del tutto privo di spunti interessanti, ma mi chiedo come conciliare questo strombazzato impegno al cambiamento quando si assiste a un campionato che sembra aver assunto le seguenti caratteristiche salienti:
  • la Mercedes non è gentile con le gomme, pasticcia con le strategie, ha la frizione difettosa, è spaventata dagli avversari ma, stranamente, mantiene un dominio scoraggiante e non soffre guasti tecnici importanti dall’ultima precessione degli equinozi;
  • la Ferrari sta crescendo e approfitta degli errori della Mercedes, La Williams sta crescendo e approfitta degli errori della Ferrari, la Lotus sta crescendo e approfitta del fatto che Maldonado non faccia incidenti e degli errori di Williams e Red Bull, La Red Bull … scusate, refuso del traduttore inglese … la Toro Rosso sta crescendo Max Verstappen e Carlos Sainz approfittandosi dei cugini della Red Bull, la Force India cresce approfittando di avere un pilota come Nico Hulkenberg ma credo che la cosa non sia reciproca, mentre tutti accrescono qualcosa la Mc Laren accorcia il muso della vettura approfittando … delle belle giornate;
  • penalità cicliche e demotivanti fanno sì che alcune vetture partecipanti al Gran Premio d’Austria, per via di retrocessioni ex regolamento, siano partite dall’Italia (Italia non nel senso di confine di Stato vicino, nel senso di casa mia Centro-Sud);
  • si discute tanto di cambiamenti ma coloro che dovrebbero avallarli sono i responsabili dello status quo, il che, in metafora, equivale a confidare nel fatto che gli entusiasti partecipanti all’ultimo Festival Birra&Salsicce diventino, nello spazio di qualche riunione, asceti vegani;
  • tutto costa tantissimo a tutti, dal magnate che vuol gettare un po’ di miliardi investendo nelle macchinine allo spettatore medio che vuol salire in tribuna.


Scusate lo sfogo ma, sapete com’è, quando si ha la necessità – nel mio caso ludicamente autoimposta – di trovare una via originale nell’esprimersi,  si prova un certo smarrimento, un pirandelliano avvertimento del contrario, trovandosi immersi in una realtà che è avviata su una china tutt’altro che originale.
Da queste righe mi auguro solo che, fra centomila progetti e nessun risultato, almeno uno dei cambiamenti auspicati passi. E che Pirandello mi perdoni, naturalmente!

Nessun commento:

Posta un commento