Tempo di test, questo, per il mondo della Formula Uno, che
trascorre le sue giornate in trepidante attesa della stagione 2015 prossima
ventura. Timidi segnali incoraggianti, terrificanti figure da officina
meccanica di periferia offerte in mondovisione, impressionanti prove di forza,
astuti camuffamenti e dichiarazioni di tutti i tipi: abbiamo visto un po’ di
tutto in questi giorni a Jerez e molto altro – si spera – vedremo fra qualche
giorno a Barcellona.
Io resto defilata, perché ho già letto e sentito troppo, soprattutto a proposito del pilota numero 5 al quale la numerologia e la cabala decreterebbero alloro e fortuna nel campionato numero 15 degli anni Duemila, in quanto ben accoppiato con la vettura che ha il 15 nel nome; sono, infatti, disturbata dal fastidioso rimbombo delle medesime voci che asserivano che il 2014 bene avrebbe dovuto portare al pilota numero 14 sulla monoposto che aveva il numero 14 nel nome. Vabbò, va.
Io resto defilata, perché ho già letto e sentito troppo, soprattutto a proposito del pilota numero 5 al quale la numerologia e la cabala decreterebbero alloro e fortuna nel campionato numero 15 degli anni Duemila, in quanto ben accoppiato con la vettura che ha il 15 nel nome; sono, infatti, disturbata dal fastidioso rimbombo delle medesime voci che asserivano che il 2014 bene avrebbe dovuto portare al pilota numero 14 sulla monoposto che aveva il numero 14 nel nome. Vabbò, va.
I test, le prove, fanno fare confronti. Con la stagione
precedente, con la macchina degli avversari, con i team rivali. I confronti
portano a un’attività molto pericolosa, vale a dire fare i bilanci. Del proprio
progetto, della propria carriera, della stagione passata. Io, per mestiere – quello
vero – lavoro sui bilanci – quelli … veri – ma sono in un periodo della mia
vita nel quale, vuoi per il numero altamente evocativo delle candeline spente l’ultima
volta, vuoi per la particolare congiuntura, sto facendo bilanci oltre che lavorarci
su. Un bilancio al quadrato oppure un bilancio del bilancio, come preferite.
Ebbene, qualche giorno fa mi sono imbattuta in questo:
Io e una riluttante amica troppo di classe per stare a suo
agio su una specie di scalino in cemento che qualche amministratore si
divertiva a chiamare settore distinti, pensando di stare vendendo i biglietti
del Bernabeu. Michael Schumacher che batte un calcio d’angolo a circa sette
metri da me, che in quel momento realizzo non solo di essere senza macchina
fotografica, ma perfino senza occhiali da vista. Jarno Trulli che giganteggia nel
ruolo della celebrità locale. Nemmeno uno – dico uno – che vendesse da mangiare
alla buona, che so: un porchettaro, un paninaro generico, un rappresentante di
Ciappi etc.. Questi i ricordi più vividi
di quella serata che la cartacea madeleinette mi rievoca. Questi, ma
soprattutto uno: l’anno, il 2001, una vita fa. Quando i test e le prove si
facevano di continuo, tutto la stagione, dovunque e con qualunque tempo, perché
chi voleva essere il migliore non poteva fermarsi. Ricordo che una volta
Schumacher scese a Fiorano in pieno inverno perché tanto in Italia fa caldo e,
pur trovando la pista parzialmente innevata, attese pazientemente che la
ripulissero e iniziò a girare, cauto. Badoer aveva una faccia incommentabile.
La deriva regolamentare degli ultimi anni non ha scalfito la
mia memoria pertanto scusate signori Eminentissimi Capoccioni se non mi emoziono
per i vostri test passerella centellinati come le primizie e per la vostra
Formula noia permissiva sugli sprechi e impietosa per le piccole squadre.
Scusate soprattutto perché nonostante quanto appena scritto continuerò a
seguire questo sport e a scriverne, facendo un bilancio al vostro bilancio.
Anzi, qui bisognerebbe parlare di bilancia: prendetene una e mettete in
equilibrio sui suoi piatti quel che abbiamo guadagnato con quel che abbiamo
perso, poi fatemi sapere da quale lato pende.
Tempo fa, con ammirata enfasi, mi è stato detto che sapevo
bene cosa fosse SQL (chi non lo sapesse e avesse voglia di dare un senso al
link può seguirlo senza tema di sventure), episodio che mi è tornato in mente
durante una chiacchierata all’aria aperta, complice un meriggiare colorito e
svagato da occupare nell’attesa di un treno. In estrema sintesi, ho avuto la
conferma che, mentre studenti più fortunati e più bravi di me si istruivano su
argomenti che avrebbero arricchito il loro bagaglio culturale, preparandoli in
maniera finalizzata alla loro professione futura o probabile, io mi arrabattavo
fra algebra relazionale e linguaggio SQL ben sapendo che dimostrare una
conoscenza di quegli argomenti nel mio probabile futuro professionale a nulla
sarebbe servito, se non a fare sfoggio di competenza in un settore quasi
completamente asintotico al mio campo d’interesse. La mia autostima, comunque,
ringrazia ancora per uno dei complimenti più graditi e naĩves
che abbia mai ricevuto, quella stessa autostima che, districandosi fra bilance
e bilanci, mi spinge a eviscerare un elenco di fatti memorabili che io possa
ascrivere al mio passato recente, diciamo nell’ultimo anno, il 2014. E quali
memorabilia potrebbero esserci in un
anno normale nella vita di una divanista di provincia che fa bilanci ai bilanci?
Resisto alla tentazione di elencare riordino
del mobiletto del bagno e perfetta
riuscita della mousse al cioccolato bianco al primo tentativo e opto per:
- - l'invenzione di questo blog, esternazione del mio
ego oppure, per metatesi della consonante, suo eco, data la scarsità di lettori
/ ascoltatori (però viva i pochi ma buoni);
- - il mio primo Gran Premio a Monza;
- - la partecipazione al Memorial Senna;
L’ordine è invertito cronologicamente per una squallida e
utilitaristica necessità di collegare il discorso a quelli che sono stati i
veri memorabilia del mio 2014, vale a dire l’accalappiamento di celebrità della
Formula Uno documentato da foto, interamente concentrato in quell’ultimo
evento. Gradiscano, allora, nel
dettaglio, i singoli episodi, questa volta in rigoroso ordine di accadimento
cronologico nei prossimi post del blog.
Quindi stay tuned for more FormulaElle, ma prima ripassate
gli Ossi di Seppia di Eugenio Montale.
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