giovedì 12 febbraio 2015

La bilancia del bilancio

Tempo di test, questo, per il mondo della Formula Uno, che trascorre le sue giornate in trepidante attesa della stagione 2015 prossima ventura. Timidi segnali incoraggianti, terrificanti figure da officina meccanica di periferia offerte in mondovisione, impressionanti prove di forza, astuti camuffamenti e dichiarazioni di tutti i tipi: abbiamo visto un po’ di tutto in questi giorni a Jerez e molto altro – si spera – vedremo fra qualche giorno a Barcellona.
Io resto defilata, perché ho già letto e sentito troppo, soprattutto a proposito del pilota numero 5 al quale la numerologia e la cabala decreterebbero alloro e fortuna nel campionato numero 15 degli anni Duemila, in quanto ben accoppiato con la vettura che ha il 15 nel nome; sono, infatti, disturbata dal fastidioso rimbombo delle medesime voci che asserivano che il 2014 bene avrebbe dovuto portare al pilota numero 14 sulla monoposto che aveva il numero 14 nel nome. Vabbò, va.
I test, le prove, fanno fare confronti. Con la stagione precedente, con la macchina degli avversari, con i team rivali. I confronti portano a un’attività molto pericolosa, vale a dire fare i bilanci. Del proprio progetto, della propria carriera, della stagione passata. Io, per mestiere – quello vero – lavoro sui bilanci – quelli … veri – ma sono in un periodo della mia vita nel quale, vuoi per il numero altamente evocativo delle candeline spente l’ultima volta, vuoi per la particolare congiuntura, sto facendo bilanci oltre che lavorarci su. Un bilancio al quadrato oppure un bilancio del bilancio, come preferite. Ebbene, qualche giorno fa mi sono imbattuta in questo:



Io e una riluttante amica troppo di classe per stare a suo agio su una specie di scalino in cemento che qualche amministratore si divertiva a chiamare settore distinti, pensando di stare vendendo i biglietti del Bernabeu. Michael Schumacher che batte un calcio d’angolo a circa sette metri da me, che in quel momento realizzo non solo di essere senza macchina fotografica, ma perfino senza occhiali da vista. Jarno Trulli che giganteggia nel ruolo della celebrità locale. Nemmeno uno – dico uno – che vendesse da mangiare alla buona, che so: un porchettaro, un paninaro generico, un rappresentante di Ciappi etc..  Questi i ricordi più vividi di quella serata che la cartacea madeleinette mi rievoca. Questi, ma soprattutto uno: l’anno, il 2001, una vita fa. Quando i test e le prove si facevano di continuo, tutto la stagione, dovunque e con qualunque tempo, perché chi voleva essere il migliore non poteva fermarsi. Ricordo che una volta Schumacher scese a Fiorano in pieno inverno perché tanto  in Italia fa caldo e, pur trovando la pista parzialmente innevata, attese pazientemente che la ripulissero e iniziò a girare, cauto. Badoer aveva una faccia incommentabile.
La deriva regolamentare degli ultimi anni non ha scalfito la mia memoria pertanto scusate signori Eminentissimi Capoccioni se non mi emoziono per i vostri test passerella centellinati come le primizie e per la vostra Formula noia permissiva sugli sprechi e impietosa per le piccole squadre. Scusate soprattutto perché nonostante quanto appena scritto continuerò a seguire questo sport e a scriverne, facendo un bilancio al vostro bilancio. Anzi, qui bisognerebbe parlare di bilancia: prendetene una e mettete in equilibrio sui suoi piatti quel che abbiamo guadagnato con quel che abbiamo perso, poi fatemi sapere da quale lato pende.
Tempo fa, con ammirata enfasi, mi è stato detto che sapevo bene cosa fosse SQL (chi non lo sapesse e avesse voglia di dare un senso al link può seguirlo senza tema di sventure), episodio che mi è tornato in mente durante una chiacchierata all’aria aperta, complice un meriggiare colorito e svagato da occupare nell’attesa di un treno. In estrema sintesi, ho avuto la conferma che, mentre studenti più fortunati e più bravi di me si istruivano su argomenti che avrebbero arricchito il loro bagaglio culturale, preparandoli in maniera finalizzata alla loro professione futura o probabile, io mi arrabattavo fra algebra relazionale e linguaggio SQL ben sapendo che dimostrare una conoscenza di quegli argomenti nel mio probabile futuro professionale a nulla sarebbe servito, se non a fare sfoggio di competenza in un settore quasi completamente asintotico al mio campo d’interesse. La mia autostima, comunque, ringrazia ancora per uno dei complimenti più graditi e naĩves che abbia mai ricevuto, quella stessa autostima che, districandosi fra bilance e bilanci, mi spinge a eviscerare un elenco di fatti memorabili che io possa ascrivere al mio passato recente, diciamo nell’ultimo anno, il 2014. E quali memorabilia  potrebbero esserci in un anno normale nella vita di una divanista di provincia che fa bilanci ai bilanci? Resisto alla tentazione di elencare riordino del mobiletto del bagno e perfetta riuscita della mousse al cioccolato bianco al primo tentativo e opto per:
-   - l'invenzione di questo blog, esternazione del mio ego oppure, per metatesi della consonante, suo eco, data la scarsità di lettori / ascoltatori (però viva i pochi ma buoni);
-   - il mio primo Gran Premio a Monza;
-   - la partecipazione al Memorial Senna;
L’ordine è invertito cronologicamente per una squallida e utilitaristica necessità di collegare il discorso a quelli che sono stati i veri memorabilia del mio 2014, vale a dire l’accalappiamento di celebrità della Formula Uno documentato da foto, interamente concentrato in quell’ultimo evento.  Gradiscano, allora, nel dettaglio, i singoli episodi, questa volta in rigoroso ordine di accadimento cronologico nei prossimi post del blog.

Quindi stay tuned for more FormulaElle, ma prima ripassate gli Ossi di Seppia di Eugenio Montale.

Nessun commento:

Posta un commento