La mia tastiera è gravata dal peso del sospetto mentre
scrivo queste parole. Sospetto di aver ignorato completamente, nonostante i
proclami, una menzione doverosa a degli amici e al loro lavoro, dopo averlo
saccheggiato. Sospetto di voler prendere al volo la corriera listata a lutto
che è partita qualche tempo fa direttamente dal centro di Parigi per
attraversare tutto il mondo. Spero che quel che scriverò mi scagioni.
Non posso considerarmi appieno uno scrittore, un artista,
poiché non lo faccio per vivere; tuttavia, nel corso della mia esistenza, mi
sono tolta lo sfizio di frequentare un corso di sceneggiatura tenuto dalla
brava Francesca Giombini presso la sede dell’Accademia del Fumetto di Pescara.
Già, i fumetti. In Belgio, patria di Peyo ed Hergé, dei Puffi e di Tintin,
esiste una catena di negozi chiamata La Bande des Six Nez, la banda dei sei nasi, che, letta d’un fiato, ha lo stesso
suono de la bande dessinée, che
significa letteralmente striscia a
fumetti; catena di negozi, quindi significa che ve n’è più d’uno, ben in
vista e ben frequentato, il che sottende che il fumetto sia, in quelle
latitudini, una forma d’arte considerata alla pari delle più blasonate sorelle
pittura, scultura, architettura o fotografia, ciò senza citare musei, mostre e
aree tematiche, presenti ugualmente in gran numero e capillarmente diffuse.
Spiace notare, invece, che in Italia, patria di Romano Scarpa, Gino Gavioli e Carlo Peroni,
tanto per citare a caso tre dei miti della mia infanzia – perché non di solo
Patrese o Alboreto si campa! – il fumetto e i fumettisti siano ancora troppo
nascosti, nel sottobosco del nerdismo e nelle pieghe di un certo modo di
vederli come roba per bambini, nonostante le eccellenze che il nostro Paese
esprime. Ho come l’impressione che un fumettista che si dichiara artista sia
ancora considerato un personaggio bizzarro, quasi come un commercialista che si
definisce artista.
Nutro un materno trasporto verso fumetti e fumettisti perché
rivedo in loro la bellezza della mia infanzia, quasi completamente impegnata a
inventare storie che poi disegnavo sul retro delle fotocopie da cestinare che
mio padre riportava dal suo ufficio. Nel corso degli anni ho raccolto un corpus
di racconti surreali, noir ridicoli e parodie piuttosto riuscite, che un altro
dei miei insegnati di sceneggiatura, l’incolpevole Piero Fissore, forse ricorda
ancora con timore. Dopo un significativo stop di diversi anni, qualche mese fa
dalle ragnatele della mia matita è uscita questa ode al mio compleanno sotto
forma di vignetta:
Lo stesso compleanno – più precisamente una traslazione avanti
di ventiquattro ore a mio favore – rende sodali me e il mio amico Antonio
Silvestri – qui già nominato – che si
definisce “Vignettista, fumettista, illustratore,
muralista, insegnante, tizio che chiede indicazioni stradali” ma anche –
aggiungo io - esperto di
rappresentazioni storiche a tema medievale e originalissimo promotore della sua
terra natale, vale a dire Sulmona e tutta la Valle Peligna, perle nello scrigno
d’Abruzzo. Mia madre rivendica orgogliosamente il ruolo di sua groupie della
prima ora e io, da brava figlia, le faccio eco: ha un blog e pubblica un po’
dovunque, anche in scala nazionale – Fatto Quotidiano su tutti. Tempo fa
avevamo un patto che ci impegnava vicendevolmente a non rivelare le rispettive
identità segrete da supereroi, che suggellammo con dei regali di compleanno
incrociati: io mi presentai con dei dvd di Bruno Bozzetto e lui ricambiò con un
portafortuna. Lo onoriamo tutt’ora.
Ogni tanto vado sul suo blog e seguo a caso uno dei suoi
link amici, pertanto volevo invitarvi a fare questo stesso gioco. Lo so che vi
ho messo un bel po’ di link da guardare, ma meritano: per esempio Karicolacomix
narra le avventure di Chiara Colagrande, approdata perfino nella fiction Rai
(se siete personaggi per i quali guardare la fiction Rai è come partecipare a
una cena intima con lo zio Bernie, beh sappiate che sono suoi i fumetti apparsi
nell’ultima stagione di Che dio ci aiuti).
E poi Pluccomix, Vanessa Cardinali e tanti altri. Grazie, amici fumettari ma mi
raccomando di non sgarrare: se ve lo chiedono, sono ventotto!
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