mercoledì 7 gennaio 2015

Il numero due di Trulli

Paul Erdős è diventato famoso per essere stato il primo "matematico sociale" della storia moderna, avendo vissuto la quasi totalità della sua vita adulta vagabondando per il mondo, spesso alloggiando presso questo o quel collega con il quale intendeva collaborare.
Secondo solo a Eulero per numero di pubblicazioni, egli possiede probabilmente il record del mondo nelle collaborazioni, contandosi più di cinquecento collaboratori diretti diversi, vale a dire coloro che hanno scritto e pubblicato qualcosa con lui in persona. Se si allarga la prospettiva ai collaboratori indiretti, vale a dire a coloro che hanno scritto o pubblicato qualcosa con qualcuno che ha collaborato con Erdős, ma mai personalmente con lui, il campo si espande in maniera esponenziale. 
Il numero di Erdős è l'indicatore che caratterizza il grado di collaborazione con il grande studioso: egli ha numero zero, mentre i collaboratori diretti hanno numero uno, coloro che hanno collaborato con i collaboratori diretti numero due e così via. Se si cambia campo e si applica questo indicatore per analogia, io ho il numero due di Trulli.

Il destino delle glorie locali, se il luogo cui afferiscono è una Regione piccola e con pochi elementi di celebrità che la rendono nota anche all'esterno - nella fattispecie: Gabriele D'Annunzio, la pasta De Cecco e Sergio Marchionne, per citare i più nazionalpopolari - è facilmente pronosticabile: non serve, difatti, un dottorato in arte aruspicina per prevedere che il soggetto in questione, nella propria località d'origine diventerà il totem insostituibile di pro-loco e associazioni, lo sponsor bramato da ogni genere di dilettante o amatore, il nume tutelare di progetti più o meno balzani e, soprattutto, l'amico di tutti. Ma sai che io ho conosciuto Trulli? è una frase ricorrente nel repertorio di molti residenti del posto e la ridotta dimensione geografica fa sì che spesso corrisponda al vero; nel mio caso, ho un parente che gareggiava con lui quando correva il campionato locale di kart, un amico che gli ha riparato un guasto all'impianto telefonico di casa e un'amica a cui ha cavallerescamente ceduto il posto in fila a una fontanella pubblica. Tutta gente che gli ha parlato, gli ha stretto la mano, magari ha anche qualche foto con lui e che ha parlato, stretto la mano e fatto qualche foto con me, di qui deriva il mio numero due di Trulli. Rocco Siffredi, altra celeberrima gloria locale, ha il numero uno di Trulli, ma questo è un capitolo nel grande libro della storia recente dell'Abruzzo che non posso approfondire.
Il mio talentuoso amico Antonio Silvestri ha anche lui un numero di Trulli, non saprei se l'uno o il due nonostante abbia implementato io questo sistema di gradi di separazione sui generis; sono, però, sicura di quel che lui documenta in questo suo elaborato del lontano 2004




L'analogia, questa volta, è cinematografica: il film Un sacco bello fu premiato al Festival di Montecarlo così come l'un sacco bello pilota Jarno Trulli fu premiato a Montecarlo come vincitore del Gran Premio di quell'anno. 
Il 2004 è noto per essere l'anno del campionato ammazzato dalla Ferrari già nel mese di luglio, in occasione del Gran Premio di Francia stravinto con un'audace strategia a quattro soste, ma in maggio, a Montecarlo, i giochi erano tutt'altro che fatti e tutti i mastini da prima fila erano scesi in pista piuttosto agguerriti; il campionato di Formula Uno, però, funziona un po' come il gioco dell'oca, quindi per quante volte possa succedere a un giocatore di ottenere tanti numeri sei dal dado e avanzare velocemente sul tabellone, tante altre può accadere di finire sulla casella che ti fa tornare indietro al via oppure stare fermo un turno, mentre l'outsider con la pedina da seconda linea, quella un po' sbucciata, per intenderci, passa inesorabilmente avanti. Ecco, quella volta molti dei protagonisti annunciati furono tolti di mezzo dalla demoniaca oca della Formula Uno - Schumacher, Montoya, Alonso e Fisichella si spatasciarono in maniera più o meno creativa mentre Raikkonen fu vittima del ciclico guasto sulla sua Mc Laren - ma Jarno Trulli neanche se ne accorse, perchè partì in pole, la prima della sua carriera, e scappò al traguardo. Quel che si scatenò nelle case,  nella mia, fu un tripudio di giubilo e orgoglio patrio, che andò ben oltre il banale sfarfallio che genere l'Inno di Mameli: qui c'erano l'Abruzzo forte e gentile, l'uomo partito da zero che trionfa in una gara difficilissima e beffarda per i più e il pecchè nu sem nu di iconica pescaresità.
Non so se la compassata élite monegasca si sia resa conto, quella domenica, fra gli schizzi di champagne, di quel che rappresentò quella vittoria per l'intero automobilismo italiano, oltre che per le memorabilia abruzzesi, ma Jarno Trulli spiegò al mondo che forza e talento, assieme a squadra e macchina, sono il pane delle gare, mentre i soldi ne rimangono un - gustoso - companatico. Ah, a dieci anni di distanza posso dirlo: quella vittoria è stata la penultima di un pilota italiano in Formula Uno e, se diversa e più fausta sorte non arriderà al nostro automobilismo, lo rimarrà a lungo.
Alle volte uno il destino se lo porta nel nome, alle volte no: io non ho i capelli d'or a l'aura sparsi e scrivere di macchine e motori mi conferisce un'aura tutt'altro che stilnovista, invece Trulli è stato chiamato come Jarno Saarinen, sfortunato campione motociclista deceduto in un tragico incidente a Monza nel 1973, uno di quelli che lasciano un segno indelebile nonostante gli anni che passano e conservano schiere agguerrite di tifosi che li ammirano. L'accostamento al suo illustre omonimo gli ha conferito, oltre all'indubbio amore per le corse, la capacità di accogliere le sfide, come l'avventura nella neonata Formula E, e la caparbietà di reagire a quella cosa - vogliamo chiamarla karma, sfortuna, politica o Vitalij Petrov, poco cambia - che gli ha impedito di raccogliere nella massima serie dell'automobilismo quanto avrebbe meritato.
Così, mentre gli esperti frequentatori del paddock ne conservano un ottimo ricordo e Fernando Alonso ne ricorda le doti in qualifica, a me e agli altri tifosi non resta che augurare a Jarno Trulli velocità e fortuna e rimpiangere le perle che ci regalava, in pista e fuori, come documentato al minuto 1:26 di questo video.

Per cui rubo le parole al mio amico Antonio Silvestri e dico anch'io grazie a Jarno, augurando a me e a lui di non dover attendere ancora per un'altra sua vittoria. Buon 2015 da una dei tuoi "numeri due".


Ringraziamenti e pensieri sparsi in calce: 
- grazie Antonio Silvestri, per il disegno e per avermi definita, con mirabile capacità di sintesi, amica floreale ferrarista;
- grazie Paul Hoffman per il libro L'uomo che amava solo i numeri, che narra la vita di Paul Erdős;
- per Jarno Trulli: se avrai ancora problemi di telefono posso chiamarti quel mio conoscente ...

Questo murales si trova in pieno centro a Pescara, in una scorciatoia fra i portici di un isolato di palazzi. Moltissimi ci passano davanti ma chissà quanti di loro lo apprezzano per quel che merita ...

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